Nonostante tutto quello che diverse persone, soprattutto giornalisti, affermano, viaggiare per lavoro in questo mestiere è tutt'altro che un sacrificio. Con un minimo di capcità nello sapersi smarcare dal programma ufficiale quando non strettamente indispensabile, è infatti possibile visitare luoghi che altrimenti sarebbe difficile raggiungere.
Anche se rispetto al passato, le agende degli eventi internazionali sono state ampiamente ridimensionate, parlare di viaggi di lavoro come di gravi incombenze, francamente mi sembra ingrato. Ciò non toglie però, di andare incontro a situazioni curiose. L'ultima, per esempio, qualche giorno fa.
In occasione di un evento in Belgio, una società organizza la traferta per un gruppo di giornalisti. Nel mio caso, per problemi di orario, e non di costi, la scelta ricade su un volo di una compagnia a basso costo. Almeno così si presentano loro, anche se in realtà sul biglietto compare una cifra di 480 euro per andata e ritorno a Bruxelles. La cosa non mi riguarda più di tanto (mi interessano invece più da vicino i 42 euro di posteggio sborsati a Malpensa per circa 30 ore di sosta). Mi riguardano invece le strane politiche della compagnia. Nonostante il decollo intorno alle 6.30 (due ore dopo la sveglia), la tariffa 'light' (viene da chiedersi quanto fosse a questo punto quella standard) non prevede servizio a bordo incluso. A quel punto sorge spontanea la ripicca: piuttosto che pagare tre euro un bicchiere d'acqua, uno si tiene la sete anche a costo di una crisi di disidratazione. Il viaggio è abbastanza breve da scongiurare il tutto, ma qualche sospetto sulla qualità del vettore sorge.
Il bello viene però al ritorno. Lo stesso bagaglio a mano portato in cabina all'andata, viene dapprima guardato con sospetto, quindi pesato e infine sequestrato per l'imbarco. Un collo di 8,6 Kg viene inappellabilmente giudicato non ammesso al volo. E i modi poco garbati dell'addetta al check-in non lasciano spazio a italiche trattative, anzi fanno trasparire una chiara diffidenza su quanto affermato circa il volo del giorno precedente.
Il tutto naturalmente comporta circa 30 minuti di attesa all'arrivo per il recupero. Ma più che il tempo, il dubbio che rumina per tutta la durata del volo è quali siano i vantaggi di usufruire di certe compagnie a basso costo che di basso hanno solo i servizi. Forse lo scopo social-educativo di insegnare agli sorotunati viaggiatori della Brussel Airlines di 'volare basso'?
Quasi tutti gli informatici tengono un blog. Troppi giornalisti si dedicano a un blog. Quale amenità aspettarsi da un giornalista che si occupa di informatica e decide di darsi al blog?
giovedì 22 novembre 2007
lunedì 12 novembre 2007
La certezza dell'imprevisto
Nella vita c'è bisogno di certezze. E le certezze dalle mie parti, personalmente, le vedo latitare. Qualche cosa che nonostante il passare del tempo rimane inalteratò però rimane, anche se sorge il dubbio che non sia proprio motivo di giubilo.
Dopo alcuni anni da pendolare, nelle ultime settimane infatti mi è capitato di tornare a prendere il treno diverse volte. A differenza di quando una persona viaggia regolarmente e, come una sorta di meccanismo di autodifesa a soprravvivenza di sè stesso, con il tempo si abitua a sopportare anche le situazioni più bizzarre come i servizi offerti da Trenitalia, una volta persa l'abitudine è più facile restare sbalorditi dalla realtà.
E la realtà rappresenta proprio la certezza in questione. Vale a dire, l'incognita di come finirà un viaggio che prevede l'utilizzo del treno. Due volte su due, in due settimane, è capitato di dover andare alla nuova fiera di Milano-Rho-Pero arrivando da Busto Arsizio e dintorni. Causa costo astronomico dei posteggi in fiera e previsioni di traffico clamoroso, la scelta è ricaduta sui mezzi pubblici.
Il bus navetta Rho-stazione - Rho-fiera ci ha messo del suo con corse fantasma, ma il grottesco delle ferrovie italiane resta comunque irraggiungibile. Prendere un treno a Busto Arsizio arrivando da fuori città è subito un'avventura. Posteggi praticamente insesistenti sia per macchina sia per bicicletta, divieti di sosta degni di uno psichiatra, una sola biglietteria aperta (e due automatiche guaste da sempre) regolarmente occupata per prenotazioni a data destinarsi, binari inaccessibili ai disabili, pulizia dei binari sonosciuta (i reperti della foto fanno bella mostra da almeno dieci anni!), fanno da benvenuto al viaggiatore.
Assimilata questa forma di accoglienza, ci si accorge che tutto quello che si dice sui ritardi dei treni non corrisponde proprio a verità. La realtà infatti è molto peggio. Nella prima occasione, perso il treno per la coda alla biglietteria, il successivo transita in tutta tranquillità con venti minuti di ritardo, che si vanno a sommare agli altri venti di attesa. A Rho naturalmente, la prevista coincidenza è una pura ipotesi e passano così altri tre quarti d'ora. Tempo di percorrenza casa-Fiera (25 Km scarsi): 2,5 ore.
Anche studiando attentamente tutte le variabili, il risultato rimane lo stesso. Dopo qualche giorno, presi i tempi giusti del viaggio di andata e ridotta la percorrenza a 'solo' un'ora e mezza (sempre per 25 Km), la sorpresa arriva al ritorno. Visti i precedenti, prudenza impone di mettersi in moto due ore abbondanti prima di un appuntamento. All'arrivo in stazione a Rho, il margine è ancora abbondante. Ma, mai lasciarsi andare all'ottimismo. Circa un quarto d'ora dopo il previsto passaggio del treno, qindici minuti di silenzio inquietante, un laconico messaggio di servizio annuncia venti minuti circa di ritardo per quello che più che un treno assume sempre più i connotati di un terno. Secco, naturalmente.
All'esperto viaggiatore non sarebbe sfuggita quella parola all'apparenza poco significativa. Nel linguaggio autoctono delle ferrovia infatti, circa significa incertezza totale con tendenza al rialzo. In breve i quindici minuti diventano infatti venti e poi trenta. A trenta si riesce anche a sapere della presenza di un treno bloccato nel passante ferroviario. Sedati gli istinti violenti, a quel punto comincia a subentrare la consapevolezza, ben nota a tutti i pendolari, che situazioni del genere significano ritardi di almeno un'ora. Situazione che regolarmente si verifica. Intanto che qualche buona anima forse pensava a come 'stappare' il passante, un treno in transito proveniente da altri lidi e in ritardo di soli dieci minuti (praticamente in anticipo) provvedeva a raccogliere gli aspiranti viaggiatori dimenticati sui marciapidei delle varie stazioni. Parecchi dei quali con una persistente perplessità: per quale dannata ragione i treni delle ferrovie si bloccano sempre nell'imbuto nel passante? E perchè succede così spesso da non destare più stupore ma solo sconforto? E ancora, perchè mai succede solo ai treni e mai alle metropolitane?
Se volete una risposta, NON scrivete alle ferrovie, sarebbe tempo sprecato. Vi ringrazierebbero della segnalazione e vi comuniucheranno che provvederanno al più presto a interessare le persone competenti e a fornirvi una risposta. Io, questa persona competente a rispondermi a una segnalazione la sto aspettando da anni.
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