martedì 19 maggio 2009

Camper fatevi da parte, la precedenza ai lavoratori

Probabilmente era l'obiettivo desiderato: riuscire finalmente a provocare la risposta di un nutrito numero di lettori per almeno due motivi. Primo: sentirsi importante, secondo poter ribadire il proprio pensiero facendo finta di apparire accondiscendente.

Dopo l'inquietante attacco alla categoria dei camperisti su Repubblica.it, il signor Valentini ritorna a farsi vivo. Il forum aperto sulla testata ha prodotto più che altro una serie di scaramucce utili soprattutto ai più arrogranti tra gli automobilisti e i più permalosi tra i camperisti per accusarsi a vicenda. Essendo i camperisti in netta minoranza e generalmente persone più miti, alla fine dei conti i gradassi della strada hanno avuto l'occasione di mettersi in mostra più o meno come quando viaggianono a tutta velocità inchiodati sulla corsia più a sinistra dell'autostrada. Preferibilmente a pochi centimetri dal paraurti del malcapitato di turno impegnato in un regolare sorpasso, ma anche quando l'autostrada è deserta. Comportamento questo tipico del Sinistroide, soggetto tanto curioso quanto da tenere a debita distanza.

La replica di Valentini è un capolavoro di contorsionismo:

Voglio scusarmi pubblicamente con i camperisti italiani. O meglio, con quelli che marciano in colonna, uno dietro l'altro, senza rispettare le distanze di sicurezza previste dal Codice della strada. Si sono sentiti offesi da un mio precedente "Contromano" in cui li definivo un pericolo pubblico. E me ne dispiace sinceramente. Non intendevo offendere nessuno. Né tantomeno mettere sotto accusa o criminalizzare in blocco tutto il popolo dei camper, delle roulotte e dei caravan.

In nome della sicurezza stradale, loro e anche nostra, contestavo (e continuo a contestare, con il conforto peraltro di tanti automobilisti) la cattiva abitudine di coloro che viaggiano in fila indiana, uno attaccato all'altro, rallentando così il traffico e mettendo a repentaglio la circolazione. È vero che il Codice stradale, all'articolo 149, non indica distanze di sicurezza prestabilite e si limita a prescrivere genericamente che "durante la marcia i veicoli devono tenere, rispetto al veicolo che precede, una distanza di sicurezza tale che sia garantito in ogni caso l'arresto tempestivo e siano evitate collisioni con i veicoli che precedono".

Ma è pur vero che spesso le carovane di camper, soprattutto nei tratti a corsia unica e sulle strade di montagna, viaggiano tanto lentamente da rischiare di provocare incidenti anche tra i veicoli che seguono e magari cercano di superare legittimamente il "serpentone". La colpa principale, dunque, è del Codice che si rifugia in formule approssimative e pilatesche. Ma comunque un po' di buon senso non guasterebbe. E in ogni caso, per difendere il proprio sacrosanto diritto alle vacanze, non si può negare il diritto altrui a lavorare, esprimendo liberamente le proprie opinioni.


Tra le iniziali frasi di circostanza e il tanto enigmatico quanto indecifrabile finale, è racchiuso un prezioso ragionamento che di fatto non sposta la questione di una virgola. In sostanza, camper, roulotte e caravan (a questo punto, o aggiungiamo autocarvan o dall'alto della sua competenza l'autore ci illustra la differenza tra caravan e roulotte, dato che ci tiene a dimostrarsi molto preparato), quando si muovono in fila indiana uno attaccati all'altro alla velocità massima di 90Km/h sono un pericolo pubblico.

Fermo restando che faccio sempre fatica a capire come il pericolo pubblico arrivi da chi viaggia a 90 Km/h e non da chi invece ama zigzagare intorno ai 190Km/h tra una telefonata e l'altra, sarà che personalmente in famiglia amiamo viaggiare da soli, sarà magari un pizzico di sfortuna, fatto sta che di carovane del genere in vita mia ne avrò viste un paio: una in colonna all'ingresso del posteggio di un noto parco sul lago di Garda e l'altra nel bel mezzo di un imbottigliamento per incidente (tra due auto, meglio precisare). Molto più di frequente capita invece di imbattersi per esempio in rumorosi trenini i cui vagoni sono composti da autovetture in estasi da matrimonio durante il trasferimento tra il pegno della cerimonia e l'ambìto traguardo del ristorante. Trenini nei quali trovarsi in mezzo diventa un'avventura, perchè spesso quando il primo decide di superare, allora devono farlo per forza tutti gli altri nel giro di poche centinaia di metri. E i mezzi provenienti dall'altra direzione o quelli colpevoli di fare la stessa strada rappresentano nient'altro che ostacoli dei quali liberarsi con qualsiasi manovra, meglio se azzardata.

Utile inoltre sottolineare come qualsiasi autista di camper credo ci metta poco a capire che la massa più elevata rispetto a una vettura richiede spazi di frenata ben più ampi e di conseguenza la distanza di sicurezza sia maggiore. A meno di tendenze autolesioniste, di solito un camperista questo l'ha fissato bene in mente dalla prima volta in cui si è trovato a frenare all'improvviso per evitare un impatto con il 'lavoratore' di turno convinto di doversi infilare a tutti costi davanti al temuto camper. Il tutto solitamente per un sorpasso a destra piuttosto che per risparmiare almeno un paio di secondi svoltando a destra o imboccando la rampa di uscita un istante dopo aver affermato il proprio diritto divino di precedenza e non subire l'onta di accodarsi come un comune mortale costretto a rispettare il Codice della Strada. Lo stesso Codice chiamato però in causa quando fa comodo.

Ma, d'altra parte, tutto diventa chiaro con la frase di chiusura. Quel per difendere il proprio sacrosanto diritto alle vacanze, non si può negare il diritto altrui a lavorare, la dice lunga sul vero sentimento probabilmente alla base di tutta la questione. Che ognuno tiri le proprie conclusioni e, chi avesse voglia, le aggiunga liberamente di seguito.

mercoledì 6 maggio 2009

La Repubblica delle castronerie

Di castronerie in Rete se ne trovano tante, ma questa mi ha colpito in modo particolare: prima di tutto perchè mi coinvolge in prima persona, ma anche perchè proviene da una fonte considerata autorevole. Si tratta di un articolo apparto sul sito de La Repubblica a firma di Giovanni Valentini.

Vanno piano, pianissimo. Ma sono comunque un pericolo pubblico. Parliamo dei camper, caravan e roulotte che marciano in colonna. Uno dietro l'altro, in fila indiana, di conserva. Rallentano il traffico pericolosamente, intasano la sede stradale o la corsia autostradale, costringono gli automobilisti a "uscire" per tentare sorpassi spesso azzardati, al limite della disperazione. Sono come le carovane dei pionieri nel mitico Far West. Forse hanno paura di perdersi nel deserto d'asfalto. Oppure, di restare circondati dalle macchine. Eppure, a bordo, in genere non manca niente: dalla cucina al letto, dal w. c. alla televisione.

Anche se fosse, potrebbero sempre fermarsi in una piazzola di parcheggio e sopravvivere in autonomia. E invece, no. Non mantengono quasi mai le distanze di sicurezza e non consentono quindi a nessuno di infilarsi tra un veicolo e l'altro, per poterli superare più agevolmente. Soprattutto in salita, viaggiano praticamente a passo d'uomo.

E il peggio è che, a differenza delle colonne militari o dei "trasporti speciali", non espongono neppure un cartello per segnalare l'ostacolo in movimento. "Achtung, camper in marcia!", dovrebbero almeno scrivere sul retro. Ma forse basterebbe che rispettassero il codice della strada, per distanziarsi l'uno dall'altro e lasciare lo spazio a chi vuole superare.

Parlare male di un collega è sempre poco simpatico, ma l'idea di fare parte della stessa categoria del sig. Valentini al quale in qualche modo essere assimilato come giornalista mi provoca un certo disturbo.

Nella piena libertà di liquidare la replica come dofesa d'ufficio vorrei comunque precisare alcune cose.

Prima di tutto. Trovo assurdo l'articolo nel suo insieme. Un attacco indiscriminato e cieco a una categoria, degno del qualunquismo della peggior specie. Accusandola di che cosa? Di andare troppo piano (anche) sulle corsie di destra delle autostrada e rispettare il limite di velocità!

Leggendo questo delirio mi vengono in mente le innumerevoli volte in cui, alla guida del camper sulla corsia più a destra dell'autostrada (obbligo prescitto dal Codice della Strada per tutti i veicoli, auto comprese) provo a tenere la distanza di sicurezza dal mezzo precedente. L'impresa non è facile, perchè ripetutamente all'improvviso ci si rtirova infilata tra il proprio mezzo e quello che precede un'auto impegnata a sorpassare a destra una macchina che non si sposta dalla corsia centrale, oppure preoccupata di infilare la rampa di uscita all'ultimo metro utile o inserirsi nella corsia a tutti i costi prima del camper con una brusca acelerazione a filo di gard-rail.

Pensavo inoltre che, alla guida di un mezzo da 35 quintali, viaggiare intorno ai 90 Km/h fosse prima di tutto una questione di sicurezza, ma ora scopro come invece sia molto più sicuro viaggiare (magari a bordo di un bel SUV che pesa quasi quanto un camper) a 160 Km/h a zig-zag o incollati al paraurti del malcapitato di turno a sua volta impegnato in un sorpasso ma colpevole di rispettare il limite di velocità.

In montagna in particolare, per un camper viaggiare alle velocità desiderate dal simpatico automobilista sarebbe estremamente pericoloso, sia per i passeggeri sia per i veicoli che si trovano vicino. Certo, non tutti i camperisti sono così sensibili da capire che ogni tanto è meglio fermarsi a lasciar passare la coda, ma è altrettanto vero che mentre all'estero le auto seguenti si fanno in quattro per ringraziare, in Italia ti guardano storto per aver osato rallentare la tabella di marcia. Tra l'altro, vorrei approfittare per ricordare a tanti automobilisti che viaggiare incollati a un camper significa non poter essere visti negli specchietti retrovisori.

Non ci sono dubbi circa la presenza di indiscilplinati o semplicemente poco educati anche tra i camperisti, ma viene da chiedersi allora quali crociate bisognerebbe lanciare contro tutti gli automobilisti partendo dal presupposto che alcuni di loro (potrei dire quasi tutti ma non è il caso di abbassarsi allo stesso livello) ignorano i limiti di vlocità, hanno dimenticato il significato di precedenza (quando si tratta di rispettarla) e sono proprio gli ultimi a poter parlare di distanza di sicurezza.

Mi piacerebbe infine togliermi una curiosità: non stiamo parlando per caso dello stesso giornalista che qualche tempo fa se l'è presa contro le strisce pedonali? Nell'unico Paese considerato civile dove il pedone si trova in imbarazzo davanti alla macchina che rispetta il passaggio pedonale, spiegherebbe tutto.

Passata la sbornia, il Pirellone torna al proprio posto

In fondo non ci hanno messo molto a rimediare, ma ormai la frittata era fatta. Dopo alcune ore di permanenza in bella mostra nella home page de Il Corriere della Sera, qualcuno deve essersi finalmente accorto di aver scambiato il grattacielo Pirelli con la ben diversa e meno alta Torre Galfa.

A dimostrazione di quanto l'autore del misfatto possa essersi sentito in imbarazzo a causa della fretta nel pubblicare una foto in grado mettere a confronto l'attuale sede della regione Lombardia con quella nuova in costruzione, l'esagerata precisione nella fotografia riparatrice.

Due belle frecce infatti, indicano le rispettive costruzioni. Come dire: "stae attenti a non sbagliarvi, qualcuno potrebbe anche confondere un grattacielo con un altro". "E noi lo sappiamo bene", sarebbe stato più corretto aggiungere.

Naturalmente, il tutto è stato condotto nella più totale indifferenza, senza minimamente pensare di sprecare un paio di righe a sancire l'errore. Con buona pace dell'etica giornalistica. Nel dubbio, io
una copia della pagina Web l'avevo comunque messa da parte.

Fischi per fiaschi sul Pirellone

Fosse capitato a Il Mattino, oppure a Il Messaggero, ma anche a La Nazione, si poteva parlare di una disattenzione o poco più. Di un errore dovuto alla fretta di pubblicare online un articolo, magari per anticipare la concorrenza.

Ma da Il Corriere della Sera, una bufala del genere è proprio dura da digerire. Quello che da anni è diventato uno dei simboli di Milano, incappa in un clamoroso errore proprio su un altro elemento che da oltre mezzo secolo caratterizza la città.

Soprattutto per i milanesi, in questi giorni si celebra un importante momento. Dopo diverso tempo il grattacielo Pirelli si appresta a perdere il primato di edificio più alto. Per qualche tempo, in attesa della realizzazione di CityLife e relative torri, il primato si sposterà solo fisicamente. Resterà cioè sempre in possesso della Regione Lombardia, ma in un edifico diverso. Quello in fase di corstruzione, al momento noto come Seconda sede della regione Lombardia (augurandosi venga battezzato in modo diverso), si appresta infatti a superare la quota fatidica di 127,40 metri. Niente in confronto alle altre costruzioni a livello mondiale, ma abbastanza da rientrare tra i primi in Italia.

Per l'occasione, diverse autorità e media si sono mobilitati per celebrare l'evento, scatenando la caccia ai ricordi e ai confronti. Forse è nella fretta di concludere tali confronti che Il Corriere della Sera a corredo di un atricolo sull'argomento riesce a piazzare la foto sbagliata. Cedendo forse troppo in fretta alla tentazione di recuperare un'immagine capace di mettere a confronto il Pirellone con la nuova costruzione, il risultato è di spacciare per il grattacielo di Giò Ponti un'altra torre, completamente diversa anche nello stile.

Tra l'altro, a Milano di grattacieli non ce ne sonopoi molti e proprio per questo viene da chiedersi come sia possibile spacciare per Grattacielo Pirelli la Torre Galfa. Perchè di quella si tratta nella foto dove viene clamorosamente indicato per errore il Pirellone.

Per favore, sig Pierluigi Panza, autore dell'articolo, potrebbe metterci una pezza? Già che c'è, magari potrebbe anche sollecitare una rilettura più attenta delle didascalie? A meno di improbabili neologismi, credo che in grattacielo due t siano sufficienti. Tre sembrano decisamente eccessive.

Geppe