Sparare sulla signora Merkel è una delle attività preferite dagli italiani negli ultimi tempi. Una passione condivisa con tanti altri patiti del genere su scala internazionale.
Nel pieno rispetto di un campo dove l'Italia non teme rivali, ogni scusa è buona per sostenere la propria causa e scagliarsi contro il nemico di turno. Poco importa se dietro ci stia effettivamente una verità, l'importante è convincersi di una buona ragione per sparare il colpo.
Per disgrazia degli italiani, i giornalisti non sono esenti da tutto questo, Invece di offrire esempio di buon senso e credibilità, spesso non esitano a buttarsi nella mischia. I risultati a volte sono curiosi, altre volte volte divertenti, in alcuni casi imbarazzanti.
Questa volta tocca all'edizione online de La Stampa spiccare dalla melma di una notizia, o presunta tale, pronta a crescere senza controllo fino a diventare una enorme nuvola di fumo. Forse la stessa dove tanti annegano i sensi prima di scrivere.
L'idea che la poco diplomatica Cancelliera tedesca ne avesse combinata una particolarmente grossa era troppo allettante per lasciarsela sfuggire a passare dalla parte dei giusti senza tanta fatica e ancora meno rischi se non quelli di un click. La malcapitata infatti, è stata accusata di aver fatto piangere una bambina con una frase di una durezza capace di andare addirittura oltre la cadenza naturale della lingua tedesca. Situazione decisamente riprovevole, un assist troppo facile per essere ignorato.
La notizia ha presto conquistato i titoli di testa ovunque nel mondo online. Di verificarne l'attendibilità, nessuna tentazione. Se a questo si aggiunge una buona dose di superficialità ecco che la malcapitata, o provvidenziale a seconda dei punti di vista, ragazzina da palestinese, spunto in più per specularci, diventa libanese, con il risultato di distrarre l'attenzione dal colpo a effetto verso la ricostruzione di un complicato legame tra Libano e profughi.
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