domenica 9 dicembre 2007

C'è qualcosa che non quadra

Giorno di festa, in prossimità delle Feste.

Approfitto della giornata di clemente favonio (il termine che gli svizzeri ticinesi usano per indicare quello che noi italiani chiamiamo comunemente fhoen), per uno dei miei giri in bicicletta nella zona di confine tra provincie di Varese e Como e il Canton Ticino.

Lungo le strade italiane, nonostante la giornata festiva, il solito traffico un po' nevrotico, con forti tendenze all'addensamento in prossimità dei centri commerciali e dei punti vendita, dove spesso si rasenta il blocco totale. Situazione accentuata dalla prossimità del Natale e dintorni.

Non appena superato il confine, subito la sensazione di qualche cosa di diverso. Nella tranquillità più totale di una cittadina in un giorno di festa, si notano solo alcune macchine italiane in missione pieno-a-prezzo-conveniente e qualche indigeno che si gode la giornata clemente a passo tranquillo. Nessuna traccia di corse a regali o presunti tali. Grandi magazzini e negozi quasi tutti chiusi, ad eccezione di bar edicole e benzinai.

Quello che potrebber però apparire come un segnale di vita monotona e noiosa, tra una pedalata a l'altra porta a una breve riflessione.

In Italia non passa giorno senza che l'Associazione di turno si lanci in appassionate arringhe in presunta difesa dei consumatori, sparando cifre su aumenti, rincari e livelli di povertà sempre più accentuati, in una sorta di gara a chi la spara più grossa alla ricerca della visibilità mediatica indispensabile a guadagnare consensi (vale a dire tessere). Qualche cosa che ricorda molto da vicino certe consuetudini politiche, le stesse in teoria contestate.

Sulla strada, la situazione appare ben diversa. Tutti coloro pronti a non perdere occasione per lamentarsi di prezzi inversamente proporzionali agli stipendi e a scaricare ogni colpa sull'euro, non esitano a passare anche le giornate di festa in automobile macinando chilometri (pochi) in ingorghi (tanti) per ammassarsi in un centro commerciale a riempire carrelli di merce di ogni tipo, spesso futile, e produrre relativi scontrini che attentano pesantemente al conto in banca. Insomma, non sembra esattamente un Paese in difficoltà economica.
Quello che invece non accade nella vicina Svizzera, un'economia tra le più solide e ricche in assoluto. Laddove uno dei problemi più sentiti è l'aumento della disoccupazione dello 0,2%, arrivando così al 2,4%, nessuno sente la mancanza di un'ulteriore apertura festiva di negozi, grandi magazzini e centri commerciali per lanciarsi in spese fini a sè stesse.

Sarò anche un po' duro di comprendonio, ma c'è proprio qualcosa che non mi torna. Forse gli svizzeri non sono proprio così noiosi e monotomi come tanti italiani amano descriverli. Magari per non doversi guardare allo specchio.

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